Il progetto PIT-STOP nasce dalla volontà delle ACLI di Bergamo, dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Bergamo e della Provincia di Bergamo, di mettere a sistema un modello virtuoso capace di risignificare il concetto di lavoro e volontariato, attraverso una diversa concezione dell’occupato, non inteso esclusivamente come fattore produttivo ma anche come attore moltiplicatore di socialità per il territorio che abita.
Il sogno è quello di riportare il lavoratore al centro dell’ecosistema complesso in cui vive, e mettere così in relazione le diverse sfere di vita che lo circondano e di cui è parte. Pubblico, Impresa e Terzo settore, sono le tre sfere che tessono la rete con la quale la persona si interfaccia necessariamente durante l’arco della sua vita. Il sogno di PIT-STOP è di mettergli a disposizione la possibilità di fermarsi per alcuni momenti, donando del tempo per la collettività e recuperandone per sé stesso, per poi ripartire con un approccio rinnovato, un set di abilità potenziate e uno stato d’animo risollevato all’interno della vita lavorativa. Tutto questo durante il tradizionale orario lavorativo!
Il progetto PIT STOP prevede la possibilità di scegliere tra due formule, light e strong. La prima ipotizza quattro giorni all’anno di cui uno compartecipato dal lavoratore attraverso ferie e/o permessi e tre donati dall’impresa come permessi di cittadinanza attiva. La seconda ipotizza dodici giorni all’anno di cui tre compartecipati dal lavoratore e nove donati dall’impresa.
Mettere al centro il lavoratore sul luogo di lavoro, valorizzare i territori e le realtà che lo abitano, bilanciare i tempi di vita e di lavoro di una persona, prendersi spazi di confronto tra mondo profit e no-profit, creare una cultura del volontariato che accompagni le persone in tutte le tappe della loro vita, sostenere attivamente con risorse umane l’attività del terzo settore, attuare esperienze concrete di cittadinanza attiva: questi sono gli ambiziosi obiettivi che il progetto si pone.
UN PROGETTO DI:
“L’unione fa la forza,
molti pochi fanno un assai”
Nicolo’ Rezzara (1848-1915)